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Change Management

BUSINESS TRANSFORMATION JOURNEY
CHANGE MANAGEMENT 

Come abbiamo visto nei precedenti articoli, il tema del cambiamento e la sua relativa gestione sono centrali all’interno dei programmi di Business Transformation. Governare una trasformazione del proprio business significa appunto sapere guidare un cambiamento profondo, radicale, essenziale, in grado di rilanciare la propria organizzazione, o comunque di imprimere una direzione differente al senso delle proprie attività core. Avere i rudimenti su come avvengono i cambiamenti e sulla loro gestione è quindi necessario per approcciarsi con competenza alla questione. Il nostro itinerario nelle discipline della galassia Business Transformation non poteva perciò non iniziare proprio da qui, dal Change Management, ossia l’arte di gestire i cambiamenti.

Partendo da una prima definizione standard che troviamo in rete, possiamo dire che «con il termine inglese Change Management si intende un approccio strutturato al cambiamento negli individui, nei gruppi, nelle organizzazioni e nelle società che rende possibile (e/o pilota) la transizione da un assetto corrente a un futuro assetto desiderato. Il change management, così come viene comunemente inteso, fornisce strumenti e processi per riconoscere e comprendere il cambiamento e gestire l'impatto umano di una transizione».

Come si evince da questa affermazione, il cambiamento ha a che fare innanzitutto con una transizione tra uno stato A a uno stato B. Esso è mosso da un desiderio che spesso sopraggiunge come reazione a una situazione di dis-comfort, ossia come risposta istintiva che ci sprona a modificare l’assetto di un contesto all’interno del quale non riusciamo più a perseguire con coerenza ed efficacia i nostri obiettivi attraverso i processi e le operazioni che avevamo messo in campo fino ad allora. Possono essere sconvolgimenti di mercato, eventi esogeni, errori di valutazione, nuovi obiettivi di business. Una volta preso coscienza di questo malessere, ci rendiamo conto che l’unica cosa da fare per sopravvivere, per rilanciarsi oppure per voltare pagina è cambiare. Il change management emerge a questo punto, come bagaglio di competenze ed esperienze da utilizzare per guidare al meglio queste fasi d’incertezza.  

Esistono numerosi modelli scientifici che possiamo usare per comprendere meglio la situazione e le mosse da mettere in campo per affrontare la transizione. Tutti sono accomunati dall’idea per cui un cambiamento, affinché possa avvenire, deve riuscire a vincere la resistenza iniziale, data dalla cristallizzazione di precedenti processi di cambiamenti che sono diventati abitudini. Spesso questa fase è quella foriera di conflitti, perché, come ci insegna Niccolò Macchiavelli nel Principe:

«E debbasi considerare come non è cosa più difficile a trattare, né più dubia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi a capo ad introdurre nuovi ordini. Perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi defensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbono bene... ».

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Una volta però superata questa prima fase, quando il cambiamento è realtà, inizia la vera e propria navigazione a vista in mare aperto, ossia quell’interregno in cui il precedente assetto è alle spalle e ormai lontano, ma quello nuovo fa fatica a manifestarsi all’orizzonte. Ed è proprio qui che si vedono le doti del grande leader, di colui che riesce a tenere il timone dritto verso il nuovo obiettivo, mosso da visione, consapevolezza e pianificazione. Il fine è quello di condurre tutto l’equipaggio, ossia il proprio team e la propria organizzazione, verso un nuovo lido, che a sua volta diventerà col tempo abitudine prima di un nuovo cambiamento.

In particolare, vorremmo segnalare due elementi decisivi nel cambiamento. Il primo riguardo al fatto che ogni cambiamento è sinonimo di progetto. Il progetto significa letteralmente “gettare innanzi” (pro-iacio), ossia è slancio verso un avvenire che ancora non si è manifestato e che ha bisogno di emergere. Il progetto introduce una novità, motivo per cui si dice che il mondo, dopo qualsiasi progetto, è diverso da come lo avevamo lasciato. Da qui la grande missione affidata al project manager, ossia quella di essere change maker, di rendere realtà i desideri attraverso arte e disciplina, di lasciare un segno nel mondo affinché chi viene dopo di noi possa trovare un contesto migliore rispetto a come lo avevamo trovato. Capiamo quindi che ogni change manager sarebbe bene che fosse anche un ottimo project manager, e viceversa. Il secondo fattore da tenere in considerazione riguarda invece la change readiness, ossia la prontezza al cambiamento. L’analisi di questa è decisiva per capire se una transizione ha da farsi oppure no, cercando di indagare le reali motivazioni e i reali obiettivi che guidano tale spinta trasformativa e se l’ambiente, l’organizzazione e le persone sono effettivamente pronte per fare il salto. Tale studio, preliminare all’avvio del progetto di cambiamento, risulta decisivo per evitare conflitti, insuccessi, crisi e per far emergere tutto il potenziale insito nel movimento trasformativo stesso. La change readiness inoltre è importante per scoprire se le nostre organizzazioni hanno quella capacità di rispondere con agilità ed efficacia ai cambiamenti, capacità decisiva in un’epoca, come quella che stiamo vivendo, dove la percezione di ritrovarsi in balia di movimenti centrifughi crescenti è molto alta.

E voi, applicate modelli di change management in azienda? Il cambiamento vi spaventa o vi sfida? E come gestite l’incertezza derivante dalle transizioni? Fatecelo sapere!

  

Alessandro Melioli


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

Cosa è la Business Transformation?

CHE COSA È LA BUSINESS TRANSFORMATION?

Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume,
noi stessi siamo e non siamo.

[Eraclito, Sulla Natura, Frammento 46a]

Nulla vi è di più stabile del cambiamento. Come ci insegnano i filosofi antichi, in particolare Eraclito di Efeso, padre del celebre motto panta rei (tutto scorre), una delle principali certezze che contraddistingue le nostre vite è che il mutamento è continuo. Noi siamo costantemente posti in un flusso dinamico, in un movimento perenne che ci fa essere e non essere contemporaneamente, come appunto le acque di un fiume che scorrono in maniera incessante. Noi siamo immersi nel cambiamento. E proprio la relazione a questo cambiamento definisce la nostra identità, la quale è un continuo adeguamento alle variazioni che la realtà ci impone, un equilibrio in perenne transizione che è tale in quanto sottoposto a un moto mai pago, come la stabilità del ciclista data dalla pedalata perpetua. Noi cresciamo e ci individuiamo proprio nel momento in cui impariamo ad accogliere il cambiamento e a farlo nostro in maniera opportuna, come il fiume che diventa tale quando il fluire delle acque va a costruire il suo letto attraverso processi che diventano abitudini. Pare filosofia astratta, in realtà è questione molto concreta. Quante volte infatti abbiamo sperimentato anche noi questa sensazione nelle nostre aziende, ossia questa esigenza di rifocalizzarci, di ridefinirci, di riconoscerci alla luce sia di sconvolgimenti esogeni (per esempio mutamenti del mercato o eventi disruptive, come una pandemia o una rivoluzione tecnologica) sia interni (nuovi obiettivi di business, ristrutturazione nell’organico, ecc.)?

Imparare a gestire il cambiamento è vitale per la salute e la prosperità delle nostre organizzazioni, a maggior ragione in un’epoca nella quale il cambiamento pare essersi fatto sempre più impetuoso e incessante, come acque di un fiume in piena. Da qui nasce l’esigenza di dare un senso complessivo e integrato a una serie di discipline in grado di aiutarci a gestire e governare questo cambiamento con consapevolezza e lucidità, affinché esso non ci travolga ma, anzi, possa rappresentare una potenza in grado di sprigionare nuove energie, forze, quindi anche prospettive di sviluppo e di profitto per le nostre organizzazioni. Questo senso complessivo è racchiuso nella dicitura Business Transformation.  

Come emerge dall’espressione stessa, la Business Transformation si riferisce alla trasformazione nel contesto del business. Per business qui intendiamo ogni tipo di attività economica, posto che con economia ci riferiamo a tutta quella serie di azioni umane necessarie per amministrare beni e risorse in maniera organizzata ed efficace col fine di soddisfare desideri, bisogni, esigenze affinché le persone e le comunità possano fiorire. La trasformazione invece rappresenta un tipo di cambiamento radicale, cambiamento profondo di forma, processo di emersione di nuova identità, definizione essenziale e strutturale di ciò che si è e si fa, in dialogo sempre con il nostro contesto di riferimento, e non mera variazione superficiale. Parlare di Business Transformation, e come abbiamo visto nel precedente articolo sappiamo anche il perché è importante farlo, implica perciò la conoscenza e l’applicazione di una serie di strumenti, tecniche, arti, esperienze e riflessioni per governare ogni mutamento inerente a un contesto organizzativo di matrice economica affinché tale mutamento non travolga l’organizzazione stessa, ma diventi un volano per evolvere e prosperare.

Solo negli ultimi anni si è iniziato a parlare con insistenza di Business Transformation, affiancando tale espressione a quella ormai già nota, se non addirittura inflazionata a livello di senso comune, di digital transfomation. Il concetto di Business Transformation infatti nasce dall’incontro delle discipline IT, quindi è figlia della rivoluzione digitale, con quelle di management legate alla gestione del cambiamento. Sebbene non vi sia ancora una definizione specifica intorno a tale disciplina, o sarebbe meglio dire “etichetta” di discipline necessarie a conseguire la trasformazione, a causa della complessità della questione in gioco e della novità ancora espressa da tale dicitura, possiamo tuttavia provare a offrire una prima definizione di Business Transformation come "the process of fundamentally changing the systems, processes, people and technology across a whole business or business unit. As such, a business transformation project is likely to include any number of change management projects, each focused on an individual process, system, technology, team or department”. Come leggiamo da questa definizione, la Business Transformation non è quindi un processo di mero re-engeneering, il quale si focalizza soltanto magari sull’efficienza dei sistemi, ma va a modificare il senso stesso delle nostre azioni, se non addirittura del paradigma di tutto quanto il nostro business. Essa inoltre non è soltanto una reazione a una pressione esogena che ci costringe a cambiare, come avviene in risposta ai cambiamenti imposti dal mercato, ma attiene complessivamente a numerose motivazioni differenti tra loro – quindi anche motivazioni personali – che, insieme, provocano disagio e problemi al processo di fioritura delle nostre imprese, costringendoci a rivedere l’organizzazione generale del nostro business.

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La Business Transformation comporta delle svolte radicali nel modo di gestire il nostro business di riferimento e, proprio perché radicale, implica una volontà decisa di attuazione da parte del top management, che si assume l’accountability, affinché poi possa essere messa in piedi da un manager in grado di assumersi la responsability di realizzare concretamente il progetto di cambiamento, portando a terra i numerosi bisogni emersi e lavorando a livello operativo nella ridefinizione dei processi. Per tale motivo la Business Transformation è importante che diventi una cultura aziendale e organizzativa trasversale a tutta l’organizzazione, un mindset condiviso che coinvolge tutto l’organismo aziendale nella ridefinizione di ciò che si è.

Entrando nello specifico, ci rendiamo quindi conto che le discipline che costellano la galassia della Business Transformation sono numerose e varie. L’importanza della Business Transformation non risiede tanto nel suo essere un contenitore univoco e specialistico, ma nel suo essere il risultato del confronto e dal dialogo di discipline differenti tra loro, ciascuna delle quali contribuisce alla creazione di processi di trasformazione. Pensiamo a discipline come il change management, il risk management, il project management, la business analysis, fino ad arrivare all’agile e all’insieme delle power skill, ossia tutte quelle competenze di base e trasversali, fondamentali principalmente nelle relazioni con le altre persone, necessarie per garantire un successo integrale alle nostre organizzazioni, quali comunicazione, leadership, team building, creatività, pensiero laterale, ecc. La Business Transformation è una cassetta degli attrezzi di natura cognitiva che possiamo utilizzare all’occorrenza e dalla quale possiamo attingere strumenti particolari per plasmare le organizzazioni in senso organico e integrato, a partire dalla singola problematica, per generare un valore completo e compiuto. 

Il nostro Business Transformation Journey parte proprio da qui, ossia dall’esplorazione di ciascuna delle discipline sopracitate per capire come tali discipline possano tornare utili ai fini del nostro brulicare quotidiano in aziende, imprese e organizzazioni, consci che il valore del percorso, come in ogni organismo complesso è sempre la risultante di una cooperazione tra parti differenti armonizzate all’unisono per interpretare la realtà nel miglior modo possibile.   

 

Per saperne di più:

·      https://www.changeassociates.com/blog/post/what-is-business-transformation

·      https://robwherrett.com/explaining-business-transformation/

 

Alessandro Melioli


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

Business Transformation Importance

PERCHÉ LA BT È IMPORTANTE PER LE NOSTRE ORGANIZZAZIONI

Per parlare di Business Transformation occorre partire da un’immagine paradigmatica, espressa perfettamente da questo celebre motto: la potenza è nulla senza il controllo. Prima di essere lo slogan di una famosa campagna pubblicitaria di un noto brand di pneumatici, questa affermazione è una constatazione sensata e ragionevole che si può applicare a ogni aspetto della nostra vita, in primis alla vita delle nostre organizzazioni. Le forze, le energie, le potenze che noi investiamo nelle nostre attività, se non governate, guidate, orientate con saggezza, rischiano di farci finire fuori strada e di mandare in frantumi il nostro business. Serve disciplina, esercizio, cultura, riflessione per governare la potenza. Come mai allora nella gestione delle aziende capita così spesso che ci concentriamo unicamente sul potenziamento fine a sé stesso, investendo sull’empowerment a tutti i costi per conseguire obiettivi (spesso unicamente di profitto) sempre più alti, senza considerare anche i copertoni, i freni, il telaio e tutta quanta la struttura motrice che ci permette di intraprendere cammini di crescita sostenibili e di affrontare reali trasformazioni durature senza incorrere in incidenti? E come mai in momenti di crisi, di transizione o di stravolgimenti, invece che investire sulla formazione, sul miglioramento integrato e complessivo di tutto l’ecosistema aziendale, su percorsi che possano aumentare la consapevolezza propria e dei nostri collaboratori sulle dinamiche interne e del mercato, lavoriamo invece ancor di più a testa bassa, pensando di uscire dalla situazione nella quale ci ritroviamo semplicemente facendo quello che abbiamo sempre fatto, ma con un investimento di energie ulteriore?

L’epoca nella quale stiamo vivendo è ormai ritenuta da tutti, a livello di senso comune, come l’epoca della digital transformation, dell’industry 4.0, della rivoluzione tech. Essere al passo coi tempi e coi trend di mercato significa perciò sposare questo mindset, che da questione riservata a poche realtà innovative è diventata ormai la cifra dell’attualità. Il digitale sta permeando le nostre esistenze, comportando una grossa spaccatura – disruptive – rispetto alle epoche precedenti di stampo analogiche, al punto che si parla sempre di più di onlife come dimensione specifica dell’uomo e delle organizzazioni contemporanee. Il digitale è l’orizzonte nel quale appunto ci ritroviamo a lavorare e a produrre, l’habitat di ogni impresa umana nel XXI secolo. È la nostra realtà. E sapersi adattare a questi cambiamenti significa sposare la trasformazione digitale, accogliendo le novità che la tecnologia ci sta offrendo come opportunità di crescita per noi e le nostre organizzazioni di qualsiasi ambito e competenza. Ma basta il digitale?

Come la potenza non basta senza il controllo, così la trasformazione digitale rischia di diventare un baratro se non viene compresa, gestita e governata. La tecnologia infatti ci mette a disposizione strumenti e modalità di lavoro di una potenza straordinaria rispetto all’epoca analogica, comportando grossi rischi che, se non trattati, possono diventare seri problemi. Basti pensare alle enormi possibilità che si schiudono grazie alla tecnica, come per esempio le meraviglie dell’intelligenza artificiale, dell’automazione, della robotizzazione, ecc. Sappiamo bene però che da grandi poteri derivano anche grandi responsabilità, al punto che le sfide che ci pongono tali innovazioni vanno a investire ambiti profondamente differenti al contesto meramente tecnico stimolando delle riflessioni sistemiche tra ambiti come l’etica, la comunicazione, la psicologia, la sociologia, l’economia.

Per tale motivo riteniamo che, accanto alla digital transformation, occorra entrare in un’epoca che ponga al centro del discorso sul futuro delle organizzazioni anche la Business Transformation: un insieme di conoscenze tratte dal mondo manageriale – ossia di pratiche, culture, esperienze, approcci, discipline – in grado di offrire strumenti appropriati e punti di vista complessi per gestire la trasformazione digitale e guidarla con sapienza, in ottica integrata e organica, ponendo la questione del senso di ciò che si fa accanto alle technicality necessarie per conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati nelle nostre aziende. Ogni trasformazione che si rispetti, infatti, e sicuramente quella digitale lo è, non va a modificare unicamente il modo con cui si fanno le cose, ma altresì va a colpire l’identità stessa di ciò che si fa. Non è semplicemente un’evoluzione, ma soprattutto un cambio di paradigma. Basti pensare a come il digitale stia sconvolgendo le nostre vite e i nostri lavori, inventando nuove professioni e abbattendone di vecchie. Esserne consapevoli e avere a disposizione strumenti in grado di farci navigare con cognizione di causa nel cambiamento è il primo passo per far emergere un valore all’interno della trasformazione e procedere nel cammino di realizzazione di sé e del proprio business.

Il viaggio a tappe che ci stiamo apprestando a realizzare insieme sarà proprio dentro a questo ecosistema che chiamiamo Business Transformation, un contenitore che racchiude in sé discipline differenti ma in dialogo tra loro, per offrire competenze e professionalità da conoscere e applicare nelle nostre organizzazioni, col fine di non farsi travolgere dalla potenza, ma di imparare a guidarla. Vedremo quindi, nei prossimi articoli, in cosa nello specifico consiste questa Business Transformation e come può esserci utile.

 

Alessandro Melioli


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

BluPeak @ UNI-MB

39th INTERNATIONAL CONFERENCE ON ORGANIZATIONAL SCIENCE DEVELOPMENT: "ORGANIZATIONS AT INNOVATION AND DIGITAL TRANSFORMATION"

ANCHE BLUPEAK PRESENTE AL CONVEGNO ANNUALE ORGANIZZATO DALL’UNIVERSITÀ DI MARIBOR (SLOVENIA)

Si è tenuta nelle giornate di mercoledì 23 e giovedì 24 settembre 2020 l’edizione numero 39 dell’International Conference on Organizational Science Development organizzata dall’Università di Maribor (Slovenia). L’edizione di quest’anno, erogata totalmente online, era incentrata sul tema “Organizations at Innovation and Digital Transformation”. Anche BluPeak ha avuto il piacere e l’onore di partecipare con un intervento di Stefano Setti dal titolo “Learning from Ecology: a Systemic Skill Management Approach for the Innovation Economy”, rientrante all’interno del panel “Environmental Management” moderato dalla prof.ssa Alenka Baggia del Department of Organization and Management of Information Systems dell’Università di Maribor.

Stefano Setti, nel suo intervento, ha sottolineato l’importanza dello sviluppo di competenze manageriali trasversali e sistemiche per far fronte all’incedere della tecnologia nell’epoca della Innovation Economy. Consci del fatto che le competenze tecniche, per quanto fondamentali, non bastino da sole per generare prosperità, occorre ripensare in maniera radicale al modo in cui ci formiamo per metterci al passo della rivoluzione digitale in atto. L’analogia con l’ecologia è perciò immediata: come l’ecologia sottolinea l’importanza di ripensare il rapporto uomo-ambiente da un punto di vista complesso e non antropocentrico, facendo notare che ogni singolo individuo non è una monade ma è in rapporto con il tutto, così anche il mondo del business ormai richiede sempre più alle nostre realtà una visione olistica che metta in relazione le parti e non le tenga segregate, seguendo un’ottica integrata dove il valore emerge dalla ricchezza delle connessioni. La parola centrale è quindi sostenibilità: un approccio lean che vada oltre l’idea cumulativa del sapere per cui più competenti si è se più competenze tecniche si sviluppano, ma flessibilità, agilità e cooperazione tra gli attori in campo, così come tra le discipline, per costruire realtà dal valore condiviso.

In allegato trovate il paper completo di Stefano Setti.

Qui trovate il programma completo del convegno:

 

Alessandro Melioli - Consulente BluPeak


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

BluPeak @ ELETTRIC80

UN PERCORSO IN PREPARAZIONE ALLA PMP®
RICCO DI SODDISFAZIONI!

Si è concluso mercoledì 2 settembre, con un momento celebrativo presso il Borgo Cadonega Relais & Spa, il percorso in preparazione alla PMP® organizzato da BluPeak rivolto a 16 manager di Elettric80, realtà leader in ambito logistica 4.0 con sede a Viano (RE). Il cammino, che ha portato già 6 project manager a certificarsi come PMP® (Francesco Masin, Riccardo Zucchetti, Anis Messaoud, Marco Nanchioli, Simone Rapacchi, Nicola Muratori), è cominciato a gennaio 2020 ed è proseguito fino a fine febbraio, giusto in tempo per concludersi prima del lockdown. Sette giornate di full immersion nel mondo del PMBOK® e del PMI (Project Management Institute) per conseguire le 35 contact hour, necessarie per l’application all’esame, e per condividere esperienze e conoscenze di project management insieme ai docenti Stefano Setti e Dalia Vodice e al tutor Alessandro Melioli. Il percorso è poi proseguito nei mesi successivi, a distanza, con sessioni di ripasso e di esercitazione. Entro fino anno tutti i PM che hanno partecipato al corso sosterranno l’esame, con la speranza che Elettric80 possa aprire il 2021 con 16 nuovi manager certificati PMP® tra le proprie file e far sì che la cultura di progetto diventi un punto di riferimento stabile all’interno dell’ecosistema aziendale.

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Qui le foto delle celebrazioni a conclusione del percorso, con la consegna degli attestati ai partecipanti e dei premi per i gruppi di lavoro, formatisi durante il percorso e composti da 4 membri ciascuno per agevolare la preparazione all’esame con uno studio condiviso. I gruppi inoltre sono stati protagonisti di una competizione di 11 prove tra quiz, esercitazioni e test che ha visto vincitore il team formato da Anis Messaoud, Riccardo Zucchetti, Francesco Masin e Andrea Zerbini. Ringraziamo i ragazzi dell’associazione Nimêl Arsân per averci generosamente offerto i premi targati Regivm Lepidi – Porcorvm Bellum, gioco di società strategico che, inscenando sfide per la conquista del territorio provinciale di Reggio Emilia, ha come obiettivo quello di recuperare ed esaltare la tradizione locale, valore fondante che soggiace alla cultura di impresa anche di Elettric80. Da parte di Stefano Setti, founder e CEO di BluPeak, sono stati messi in palio invece alcune copie del libro Il linguaggio del progetto, da lui pubblicato.

Riportiamo la testimonianza di Francesco Masin, primo PMP® certificato di Elettric80 con esame in presenza nel mese di maggio:

“Il percorso di preparazione al PMP® arricchisce. Da un punto di vista professionale, oltre ad acquisire conoscenze nuove, hai il piacere di dare organicità a quelle di cui già disponi. Ti accorgi che alcune tue "buone pratiche" sono proprio le pratiche che vengono riconosciute e promosse dal PMI, e questo aiuta a dare una struttura più robusta all'insieme degli strumenti che utilizzi. Come se ti venisse fornito un pannello ordinato e ben strutturato, con tanto di omologazione ufficiale, al quale appendere gli attrezzi che già utilizzavi e quelli nuovi che ti vengono consegnati.

Da un punto di vista umano, il metodo di gestione del corso seguito da BluPeak garantisce un'esperienza stimolante e pervasiva. Perché parlando di progetti parli davvero di tante cose, e le deviazioni e le fughe dal percorso strettamente didattico sono sempre piacevoli e illuminanti.

Grazie mille al team Blupeak quindi, e alla prossima!”

 

Alessandro Melioli - Consulente BluPeak


BLUPEAK - IL BUSINESS È CULTURA

Il cervello agile

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IL CERVELLO AGILE
Il cambiamento
come risorsa

Ritorna anche quest’anno la Settimana del Cervello, la più grande manifestazione di divulgazione neuroscientifica d’Italia, con centinaia di webinar e lezioni online; tra i vari appuntamenti in programma ci saremo anche noi di BluPeak Consulting insieme al Laboratorio Psicologia Emilia Romagna! 

Vi aspettiamo on air mercoledì 20 maggio alle 20:30 per il webinar «Il cervello agile. Il cambiamento come risorsa», in cui esperti di diverse discipline (neuropsicologia, psicoterapia, filosofia, consulenza organizzativa) introdurranno in modo discorsivo il tema del cambiamento, affrontandolo da vari punti di vista. Per BluPeak Consulting sarà presente il consulente Alessandro Melioli, il quale terrà un intervento su Change Management e Change Readiness. Oltre a lui saranno presenti le dottoresse Daniela Beltrami, Katia Guidetti e Cecilia Maselli con speech su plasticità neuronale, sostegno positivo al cambiamento nelle situazioni di crisi e flessibilità cognitiva.  

La partecipazione ai webinar è gratuita, previa iscrizione all’indirizzo: laboratoriopsicologiaer@gmail.com

Si riceverà poi il link della sessione di Zoom per poter accedere all’incontro.


Per ulteriori info: info@blupeak.it e +39 345 8139729 

 

Business is culture

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